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Trento, 21 agosto 2012 
Lago d’Idro: si poteva evitare l’ennesimo scempio ambientale?
Interrogazione a risposta scritta presentata da Roberto Bombarda
consigliere provinciale dei Verdi e Democratici del Trentino

E’ vero che il lago d’Idro lambisce solo in parte i confini del Trentino, ma la sua presenza ed il suo ruolo sono di grandissima importanza anche per gli equilibri idrici ed ambientali del fiume e della valle del Chiese, nonché per le attività economiche, agricole e turistiche.

Dopo anni di battaglie era stato finalmente raggiunto negli anni scorsi un accordo tra Trentino e Lombardia per il livello delle acque del lago, anche grazie all’intervento ed al dibattito nell’ambito del Consiglio provinciale di Trento. Una quota che poteva consentire non solo la salvaguardia dell’ambiente, del paesaggio e delle attività economiche, ma anche il regolare compito dell’emissario, facendo così tornare a nuova vita il letto del fiume Chiese a valle del lago.

I problemi dello sfruttamento idrico però sono tornati a galla nelle ultime settimane, a causa del gran caldo e della gran sete dell’agricoltura padana. Purtroppo, nonostante le cose fossero note da decenni, nulla o molto poco è stato fatto in Lombardia per un uso parsimonioso dell’acqua impiegata in agricoltura. Acqua che continua ad essere sprecata in modo vergognoso. A monte, invece, ci sono interessi completamente diversi, che riguardano l’utilizzo idroelettrico, ad iniziare dalle grandi dighe di Bissina e Boazzo, i cui laghi artificiali sono anch’essi ridotti al minimo anche in conseguenza della riduzione dei ghiacciai a seguito dei cambiamenti climatici. Ma il deflusso minimo vitale nel fiume Chiese è stato comunque in gran parte salvaguardato dopo l’entrata in vigore del PGUAP e del Piano di tutela delle acque. Deflusso minimo vitale che non è però stato garantito al fiume Chiese in uscita dal lago d’Idro, causando così l’ennesimo scempio ambientale. Un danno che si sarebbe probabilmente potuto evitare se la “leale collaborazione” tra Trentino e Lombardia non si fosse conclusa alla vecchia maniera: a danno del lago d’Idro, dei comuni costieri, delle attività economiche esistenti.

Quello che interessa, in questo momento, non è tanto giudicare se hanno fatto “bene” o “male” Dellai e Formigoni ad autorizzare il soggetto gestore a prelevare acqua in più del normale, vista la congiuntura straordinaria. Ma sapere se si sarebbe potuto evitare l’ennesimo attentato alla vita del lago.

Ciò premesso

si interroga il presidente della Provincia di Trento

per sapere:

1.  sulla base di quali motivazioni ed a seguito di quali atti è stato concesso un prelievo di acque dal lago d’Idro di intensità tale da compromettere il deflusso vitale dell’emissario, con conseguente grave danno all’ambiente ed alle attività economiche insediate;

2.  quali interventi sono stati attivati dalla Provincia di Trento nei confronti della Regione Lombardia affinché siano posti in essere azioni efficaci per limitare il consumo d’acqua prelevata dal lago d’Idro;

3.  a che punto è la redazione del bilancio idrico di bacino del fiume Chiese ed in quali situazioni, ed a quali condizioni compensative, contempla l’ipotesi di un prelievo straordinario;

4.  se non ritiene il caso di comunicare alla Regione Lombardia l’indisponibilità del Trentino alla concessione di nuovi prelievi in futuro in assenza di un piano pluriennale per il risparmio idrico nell’ambito del settore agricolo lombardo;

5.  se la Provincia di Trento e la Regione Lombardia abbiano previsto forme di indennizzo o di compensazione per i danni derivanti dall’eccessivo prelievo d’acqua dal lago d’Idro.

Cons. Roberto Bombarda

 

     

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